Matilda alla ricerca delle Inventrici del passato
Che cos’è l’”Effetto Matilda”? Qualcosa che l’insegnamento della Tecnologia dovrà imparare a combattere con tutte le sue forze. Matilda Joslyn Gage è l’autrice di Woman as inventor: un saggio scritto alla fine del XIX secolo che racconta come scoperte scientifiche e tecnologiche realizzate da donne siano state, nel corso della storia, attribuite ai mariti o ad altri uomini a causa di pregiudizi, prevaricazioni, scarsa considerazione sociale. Pregiudizi che purtroppo non hanno mai cessato di esistere e restano vivi: su 826 premi Nobel assegnati solo 43 sono stati conseguiti da donne e, di questi, 17 sono per meriti conseguiti in ambito tecnico-scientifico. Personaggi come Mileva Maric, Nettie Stevens e Rosalind Franklyn non rientreranno mai in questo numero nonostante il loro contributo nel campo della fisica e della genetica sia stato certamente fondamentale per determinare il successo di illustri mariti e colleghi futuri. Insomma, questo è un mondo di uomini, ma non sarebbe niente senza le donne, come cantava James Brown, ma scriveva anche Betty Jean Newsome.
Storie di Tecnologia che dobbiamo raccontare
Oggi, in Europa l’ICT è ancora ampiamente “un mondo per uomini: solo il 16% medio di lavoratrici è inserito stabilmente nel settore. Questo dato è purtroppo frutto di stereotipi di genere che interpretano l’ambito dell’innovazione tecnologica come “un mestiere da uomini” disincentivando l’accesso delle laureate in materie STEM a possibili future carriere che, secondo alcune stime, potrebbero fruttare circa nove miliardi di incremento di Prodotto Interno Lordo a livello europeo.
L’insegnamento della tecnologia potrebbe certamente intervenire per colmare il gap attraverso attività formative e di avvicinamento delle allieve a discipline come la robotica, la progettualità e l’informatica, ma anche cambiando alcuni registri narrativi che da sempre caratterizzano il modo di raccontare la storia delle grandi invenzioni del genere umano.

Ci sono infatti molte donne che, grazie alle loro grandi idee e intuizioni o attraverso l’insegnamento, hanno contribuito a rendere il mondo ciò che è oggi mettendo a disposizione della comunità scientifica prima e poi dell’intero genere umano invenzioni che hanno radicalmente cambiato il nostro modo di vivere. Ad esempio, il nostro paese vanta un primato importantissimo nell’ambito dell’insegnamento della Fisica Sperimentale: la bolognese Laura Bassi fu fra le prime donne del mondo moderno ad ottenere una cattedra universitaria dopo essersi laureata in filosofia ed essersi appassionata agli studi di Sir Isaac Newton.
Ma è certamente l’informatica a fare la parte del leone: il mondo dei nerd sembra infatti essere terreno fertile per il “girl power” fin dal primo Ottocento. Ada Lovelace Byron, figlia del celebre poeta, fu infatti l’inventrice del primo algoritmo elaborato da una macchina che la storia ricordi e nel Novecento tante altre ragazze straordinarie raccoglieranno la sua eredità: basti pensare ad esempio ad “Amazing” Grace Hopper, che ha inventato uno dei primi linguaggi di programmazione in assoluto e ideato il concetto di “debugging” oppure a Hedy Lamarr che oltre ad essere un’apprezzata attrice mise a frutto le sue competenze ingegneristiche e creò i presupposti per la tecnologia wireless. Si deve invece a Karen Spärck Jones un ruolo importantissimo nell’invenzione degli attuali motori di ricerca: un suo importante studio statistico è alla base della creazione del motore di ricerca “Alta Vista”.


Molto influenti nell’ambito dell’ICT sono inoltre: Adele Goldberg, personalità nel mondo del software e Sophie Wilson, che ha contributo con il suo lavoro nell’ambito dei microprocessori, all’invenzione dello smartphone. Certamente non possiamo dimenticare, per concludere la carrellata, figure come Helen Greiner, ai vertici della IRobot Corporation e Anita Borg, che sviluppando il concetto di community ha dato vita alla rete “Systers” dedicata alle donne attive nell’ambito informatico e fondato il primo Istituto per Donne e Tecnologia. Insomma: la storia dei computer è piena zeppa di “geekgirls” e molte delle loro storie sono state raccontate da una vera e propria istituzione: Rosie (X) Cross, una vera e propria giornalista cyberfemminista che ha messo online www.geekgirl.com.au, rivista d’avanguardia nel mondo della tecnologia al femminile.
Occasioni e parole per il progresso
L’11 febbraio del 2020 L’Organizzazione per le Nazioni Unite ha deciso di istituire una giornata mondiale dedicata al ruolo di donne e ragazze nella ricerca scientifica. Praticamente in tutto il mondo hanno avuto luogo inziative in cui scienziate, ricercatrici e donne attive nel settore dell’innovazione tecnologica hanno incontrato il pubblico per raccontare il loro lavoro e sensibilizzare le giovani generazioni al rafforzamento della presenza femminile nel campo delle nuove professionalità che stanno nascendo nel settore delle ICT.
Queste iniziative continueranno negli anni a venire, ma ovviamente questo sforzo sarà del tutto inutile se non si cambieranno le modalità di racconto della “storia del mondo”. Troppo spesso, infatti, si parla di “grandi passi per l’UOMO” e non per il genere umano nella sua interezza. L’elenco di grandi inventrici e donne scienziato influenti potrebbe continuare per molto ed avere anche grandi esempi nella contemporaneità: basti pensare alla popolarità di Fabiola Gianotti (direttore generale del CERN di Ginevra), di Samantha Cristoforetti (la celeberrima AstroSam) e Arianna Menciassi (esperta di robotica biomedica). Ma per non ricordarci del loro grande contributo al progresso dell’umanità soltanto ogni 11 febbraio potrebbe essere giunto il momento di raccontare la storia dei nostri “great steps forward” utilizzando più spesso il femminile o almeno convertendo la parola “mankind” in “humankind” (con buona pace di Neil Armstrong).

