La Didattica a Distanza, nel bene e nel male, ha rappresentato un modo per continuare a “fare scuola” in un momento decisamente difficile. Sebbene i limiti della situazione siano piuttosto evidenti e sia altrettanto indubbio che la dimensione “in presenza” sia un ingrediente fondamentale e non rinunciabile dei percorsi formativi dei nostri allievi, nei corridoi delle scuole e nelle sale insegnanti si sente ripetere spesso che se la sciagura della pandemia si fosse abbattuta su di noi soltanto dieci anni fa questo tempo sarebbe stato semplicemente caratterizzato da una assenza totale di didattica. Non ci sarebbero stati confronti e discussioni sull’esito di quanto si è fatto, sull’autenticità della valutazione, sulle metodologie impiegate. Avremo semplicemente contemplato le macerie di un lungo periodo vuoto in cui nulla era successo.
La quarta rivoluzione industriale è anche questo: poter abbandonare per qualche tempo la dimensione fisica delle cose che facciamo, ma non perdere il contatto con esse. Poter fare senza toccare. Non per sempre, non con lo stesso modo, certamente cercando nuove strategie e stili, ma continuare.
Credo che un docente di Tecnologia dovrebbe saper cogliere un’importante sfida da considerazioni come questa: il nostro racconto del “fare” non può più aspettare di confrontarsi con questo nuovo grande cambiamento della storia del lavoro. Quando racconteremo i processi produttivi agli allievi non potremo più fare finta che tutto sia come prima.
Per esempio, non potremo più ignorare che alcune professioni stiano scomparendo e dovremo cercare di raccontare quali nuove strade si apriranno per lavorare nel futuro prossimo. Non potremo più non sottolineare che per comprendere appieno la scienza dei materiali e il settore dell’energia sarà fondamentale fare riferimento a una politica di gestione responsabile delle risorse territoriali. Non potremo non evidenziare che le competenze digitali saranno centrali nella progettualità, ma anche nella manifattura e nel settore agricolo.
Proprio per questo non potremo certamente ignorare che la motricità fine non si insegna soltanto attraverso il disegno tecnico. Non potremo infine neppure illuderci che le ultime pagine del libro di testo dedicate al mondo della comunicazione si possano saltare serenamente supponendo che i nostri allievi siano in grado di autoformarsi in questo ambito.
Rispetto dell’ambiente, transizione fra pratiche analogiche e digitali, consapevolezza nella comunicazione saranno tratti essenziali del “fare” dei lavoratori del futuro, ma anche dei cittadini. Non ci resta che prenderne atto e preparare la strada a chi verrà dopo di noi.
Il video è tratto dal corso di Tecnologia per la Scuola secondaria di primo grado UPgrade – Edizione KmZero. Tecnologia al futuro. Per saperne di più sul corso visita la pagina dedicata.