La quarta rivoluzione industriale lancia nuove e importanti sfide educative: quale sarà il contributo della Tecnologia insegnata alla scuola secondaria di primo grado alla costruzione di un futuro in cui “il 65% dei mestieri non è ancora stato inventato”?
Le vicende dell’insegnamento di questa materia di scuola sono da sempre legate alla storia del lavoro del nostro Paese, a una difficile, ma perseverante ricerca di riscatto attraverso la formazione delle generazioni future. Per continuare questa ricerca si deve tentare di riannodare quei fili, di ristabilire quel legame lanciando un coraggioso sguardo in avanti. Ritroviamo quella dimensione del racconto che vale ben più di un’ora di lezione persa per strada e che dovrà occuparsi di cose complesse, talvolta ancora sfuggenti. Le trasformazioni dei processi produttivi dell’industria 4.0, le applicazioni di intelligenza artificiale, l’esigenza di educare all’uso consapevole dei media con l’ambizione di formare nuove idee di Cittadinanza.

Per insegnare Tecnologia nelle classi di oggi e di domani servirà comprendere e trasmettere quale apporto abbia il pensiero computazionale nel definire idee divergenti che stanno trasformando il nostro modo di vedere le cose, di concepire il benessere e i nostri stili di vita. È una sfida difficile da vincere: i contenuti da trasmettere sembrano crescere sempre di più senza trovare argini per una disciplina che apparentemente incide poco nel quadro orario settimanale.
Impossibile pensare di giocarla senza ponderare le responsabilità in gioco e accettarle fino in fondo. Quel 65% inizierà da noi. Che si voglia oppure no. In quelle poche ora a disposzione. Nelle scelte che faremo per organizzarle e per trasformarle in autentiche fucine di curiosità per i nostri allievi.
