Questa non è una lezione di disegno tecnico, ma oggi parliamo di linee. La “parola difficile” di cui vorrei parlare infatti è off-shore e, come in un esercizio di geometria proiettiva, ci troveremo immediatamente a ragionare su cose che vediamo e non vorremmo vedere in ambito di produzione di energia pulita. “Shore” in inglese significa “costa”, ma la linea dalla quale dovremmo allontanarci per mitigare l’impatto dei grandi impianti coinvolti in questa strategia green non è certamente solo quella dove il mare incontra la spiaggia. Sarà necessario costruirli ben oltre l’orizzonte!
L’energia ricavata dal movimento dell’acqua e del vento è sicuramente energia pulita, perché non si produce diossido di carbonio come scarto di combustione. Tuttavia, come è facile comprendere nel costruire impianti che sfruttano al meglio queste risorse, si deve sempre valutare l’impatto sull’ambiente delle infrastrutture necessarie. Spesso infatti trasformare il territorio può generare gravi squilibri sugli ecosistemi paragonabili a una forte emissione di diossido di carbonio. Gli impianti hanno infatti grande impatto sul territorio, specialmente in contesti di pregio paesaggistico come i territori collinari o quelli in vicinanza del mare. Questo aspetto genera una sorta di competizione fra settori economici “trainanti”: meglio investire sul turismo di qualità, basato sulle risorse paesaggistiche e artistiche di territori poco antropizzati, oppure cercare profitto nel settore dell’energia? Anche in questo caso, le scelte politiche rivestono un ruolo centrale.
I parchi eolici off-shore: verso l’infinito e oltre…
I parchi eolici hanno bisogno di spazi piuttosto ampi per poter costruire un numero di aerogeneratori sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico richiesto dal territorio. Non sempre è semplice trovare il luogo adatto per costruire una centrale eolica e sempre più spesso si ricorre a soluzioni che prevedono il coinvolgimento dello spazio marino. Foreste di pali con aerogeneratori vengono realizzate in mare sfruttando le forti e più continue correnti ventose presenti sottocosta. Questa particolare centrale viene chiamata wind farm off-shore in contrapposizione a quelle più tradizionali definite appunto on-shore.
Ricavare energia dal mare: vicino e lontano dalle coste
L’energia dell’acqua in movimento non viene “catturata” soltanto grazie alla presenza di dighe e cascate. Il mare è infatti una fonte davvero preziosa, inesauribile e generalmente poco sfruttata. Per esempio, possiamo sfruttare il fenomeno delle maree realizzando centrali a energia mareomotrice. Quando la marea si alza, si riempie un bacino di raccolta. Quando la marea si abbassa, l’acqua contenuta nel bacino defluisce verso il mare e mette in movimento apposite turbine, proprio come succede in una centrale ad acqua fluente.
Più recentemente si sta tentando di sfruttare anche il moto ondoso, utilizzando il movimento costante del mare attraverso dispositivi elettromeccanici e sistemi galleggianti. In via sperimentale sono stati prima realizzati piccoli impianti addossati a strutture esistenti come i moli, ma nel 2016 una vera e propria centrale in grado di generare energia elettrica dal moto ondoso è stata costruita in Australia. Questo impianto è in grado oggi di soddisfare il fabbisogno di circa 2000 famiglie, ma le possibilità di sviluppo di questa tecnologia sembrano sempre più ampie e interessanti.
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