L’Obiettivo 9 dell’agenda 2030 riguarda l’innovazione tecnologica applicata all’industria. Impossibile riflettere su questo tema oggi e non pensare ai robot e al grande apporto che l’automazione ha fornito al settore secondario già per gran parte del XX secolo.
In particolare uno dei traguardi previsti esprime la necessità di “Aumentare la ricerca scientifica, migliorare le capacità tecnologiche del settore industriale in tutti gli stati – in particolare in quelli in via di sviluppo – nonché incoraggiare le innovazioni e incrementare considerevolmente, entro il 2030, il numero di impiegati per ogni milione di persone, nel settore della ricerca e dello sviluppo e la spesa per la ricerca – sia pubblica che privata – e per lo sviluppo”.
Portare più ricerca e più tecnologia nella aziende manifatturiere dovrebbe significare aumentare progressivamente l’impego di tecnologie digitali, intelligenza artificiale, ma specialmente di robot per sostituire gli esseri umani nei lavori più pesanti. Come si concilia quindi questa azione con un aumento dei posti di lavoro in questo settore nel prossimo futuro?
La paura del robot che “ruba il posto” è un tema che ciclicamente torna nella storia del lavoro. In tempi recenti ci siamo trovati ad affrontare cambiamenti dovuti alla tecnologia che hanno portato alla riconversione professionale di molte persone: alcuni lavori sono letteralmente scomparsi (come il centralinista, il bigliettaio…) costringendo chi li svolgeva a cambiare mansioni.
La chiave per affrontare le trasformazioni di un tempo in cui la tecnologia cambia in continuazione le nostre abitudini quotidiane è, oggi come ieri, imparare a fare cose nuove e arricchire le proprie competenze. Proprio per questo la robotica sta entrando con sempre più forza non solo nel settore manifatturiero, ma anche a scuola.
È necessario far comprendere agli allievi (anche ai più giovani) che un dispositivo automatico non è soltanto un “utensile” molto evoluto, ma un dispositivo attraverso cui è possibile apprendere a diversi livelli. È qualcosa che si può imparare a usare nella pratica quotidiana, ma che può essere anche modificato, ripensato e programmato per assolvere ad altri compiti. Ci sarà un grande bisogno di saper fare e di creatività nelle imprese del futuro: ci sarà bisogno di nuove forme di bricolage e artigianato digitale che stanno nascendo oggi nelle nostre scuola.
La sfida da cogliere è fornire un contributo consapevole a questo cambiamento, conciliando tempi e occasioni per l’apprendimento. La Tecnologia non ha un monte ore per classe sufficiente a soddisfare l’ambizione di questa sfida. È quindi importante che l’apertura verso questi temi sia condivisa a livello di consiglio di classe e che ogni insegnante senta la necessità di portarla avanti.
Così come la lingua italiana è patrimonio di ciascun docente e ciascuno diventa nel suo ambito un “insegnante di Italiano”, anche l’informatica e l’introduzione delle tecnologie digitali dovranno diventare qualcosa che “si fa in tutte le materie”. Un terreno comune che non potrà che dare buoni frutti molto presto.
Il video è tratto dal corso di Tecnologia per la Scuola secondaria di primo grado UPgrade – Edizione KmZero. Tecnologia al futuro. Per saperne di più sul corso visita la pagina dedicata.