Accorciare le distanze
Con l’inizio del nuovo millennio, il tema del consumo critico e consapevole rispetto al cibo e alla sua filiera produttiva è diventato sempre più importante. La filiera produttiva è la catena di “passaggi” che collega la coltivazione delle materie prime all’industria che le trasforma e le confeziona per poi distribuirle nei punti vendita.
Più questi passaggi sono numerosi, più il prezzo finale aumenta ed è maggiormente difficile per il consumatore sapere come i prodotti sono preparati. La vicinanza tra il campo coltivato e la tavola, cioè la filiera corta di produzione, è ormai un tema caldo per moltissimi consumatori: una sorta di ritorno al passato che sta aprendo prospettive future per le strategie delle politiche agricole dell’Unione Europea.
La filosofia del kilometro zero
Ridurre le distanze nel trasporto del cibo consente la riduzione di emissioni di diossido di carbonio e del consumo di carburanti di origine fossile. Consumare prodotti di stagione e soprattutto locali, oltre ad avere un impatto minore sull’ambiente, permette di supportare il commercio e le eccellenze agroalimentari del proprio territorio favorendone lo sviluppo. La riscoperta del rapporto diretto consumatore-produttore è opposta alla logica della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che mira a rifornire il cliente in base alla richiesta e non alla reale disponibilità di risorse del territorio.
Il sistema a kilometro zero si affaccia al mercato in diversi modi: dal piccolo supermercato o negozio, al mercatino rionale, al distributore automatico. Il cibo può arrivare da mercati a kilometro zero e da aziende biologiche o da forme di commercio equo e solidale. Le aziende che aderiscono al commercio equo e solidale si impegnano a pagare un prezzo equo per le materie prime, in modo da sostenere la crescita delle realtà produttive nei Paesi in via di sviluppo.
L’agricoltura biologica
La grande sfida alimentare del futuro è quella di avere un’agricoltura capace di sfamare la popolazione ed essere più produttiva, quindi fonte di rese maggiori. Al contempo, vanno limitati i danni sull’ambiente: l’agricoltura, infatti, è una delle attività umane con maggior impatto sul Pianeta. L’agricoltura biologica potrebbe essere una risposta a queste esigenze.
Si tratta di un metodo di coltivazione improntato alla sostenibilità. Nell’agricoltura biologica non vengono impiegati fertilizzanti e pesticidi di sintesi, ma solo concimi “naturali”. Viene inoltre mantenuta la fertilità del suolo utilizzando tecniche quali la rotazione pluriennale, la coltivazione di leguminose (che arricchiscono il terreno di azoto) e le colture intercalari. Infine, si ricorre alla lotta integrata: per proteggere le colture vengono introdotte specie animali “nemiche” dei parassiti (come le coccinelle), e sono impiegate varietà di piante resistenti ai loro attacchi.
Quali strategie per il futuro?
Se da una parte queste soluzioni sembrano favorire una maggiore sostenibilità e la coltivazione di prodotti genuini, dall’altra possono presentare numerosi svantaggi dal punto di vista del prezzo della merce, della produttività rispetto all’agricoltura convenzionale e di risposta solamente parziale alle richieste di mercato. Il ricorso alle strategie descritte dovrebbe, quindi, essere sempre valutato in base al contesto di riferimento. Per un futuro davvero più sostenibile è necessario concepire pratiche integrate che sappiano conciliare questi metodi “nuovi”, ma dal sapore antico, con quelli già esistenti.
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