Le città stanno diventando luoghi sostenibili?
Negli ultimi anni si è parlato molto di Smart City, un termine nato per descrivere un modello di sviluppo urbano che integra servizi pubblici e nuove tecnologie per migliorare la qualità della vita nelle città metropolitane. Tutto è cominciato, simbolicamente, a Rio de Janeiro nel 2010, dove è stato messo a punto un sistema in grado di monitorare traffico, emergenze e condizioni ambientali attraverso un’unica piattaforma digitale. Era l’inizio di una nuova visione: quella di città capaci di pensare, reagire e adattarsi grazie ai dati.

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno da subito rappresentato il cuore pulsante di questa trasformazione. Sensori installati ovunque – su semafori, lampioni, mezzi pubblici e cassonetti dei rifiuti – hanno reso possibile uno scambio continuo di dati in tempo reale, consentendo di regolare meglio il traffico, ottimizzare l’illuminazione pubblica, monitorare l’inquinamento o segnalare la disponibilità di parcheggi. Non si trattava solo di efficienza, ma di costruire città più intelligenti e, soprattutto, più vivibili.
Nuove evoluzioni
Nel tempo, però, la Smart City ha iniziato a cambiare volto. Oggi non è più soltanto una città tecnologica, ma una città intelligente nel senso umano del termine: capace di ascoltare i bisogni dei suoi abitanti, di rispettare l’ambiente, di offrire spazi pubblici accoglienti e inclusivi. Non basta raccogliere dati: serve saperli interpretare, metterli al servizio delle persone.

Così, nelle metropoli di ultima generazione, non è raro trovare edifici che riducono al minimo il consumo energetico, progettati per riutilizzare risorse e produrre energia pulita. Sempre più spesso si preferisce recuperare e riqualificare l’esistente piuttosto che costruire ex novo, per risparmiare suolo e mantenere viva l’identità dei quartieri. I sistemi di mobilità si orientano verso soluzioni condivise, leggere e a zero emissioni, riducendo l’uso dei combustibili fossili. Le politiche urbane puntano alla de-impermeabilizzazione dei suoli, alla creazione di nuovi spazi verdi, alla bonifica delle aree contaminate.
A Bergamo
Un esempio emblematico di questa evoluzione è il progetto ChorusLife a Bergamo, inaugurato nel novembre 2024. Questo smart district ha trasformato l’area industriale dismessa della Ex Ote in un quartiere moderno e sostenibile, con piazze pubbliche, un’arena coperta, residenze, strutture ricettive e spazi ricreativi. Il progetto, guidato dall’architetto Joseph di Pasquale, rappresenta un modello di rigenerazione urbana che coniuga tecnologia, sostenibilità e qualità della vita.

Ma ChorusLife è anche un simbolo di qualcosa di più profondo: un tentativo di ripensare la città come organismo vivente, non solo come rete di infrastrutture. In questa visione, tecnologia e natura non si contrappongono, ma si intrecciano. L’innovazione diventa uno strumento per restituire spazio, tempo e salute alle persone. La Smart City del presente – e del futuro – non è solo un luogo efficiente. È una città sensibile, capace di evolversi con chi la abita. Una città che, finalmente, ricomincia a mettere l’umano al centro.
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