Il videogioco come strumento di apprendimento
Minecraft, Civilization, Interland… parlare di videogame a scuola non è certamente più un tabù. Diverse ricerche, ma soprattutto l’uso crescente di strumenti digitali nella didattica, raccontano di una realtà ormai consolidata in cui il mito del “passatempo pericoloso e distraente” sembra essere definitivamente entrato in crisi.
Parole come gamification, simulation based learning, serious games stanno entrando nel lessico scolastico, anche attraverso canali istituzionali come l’attuazione delle azioni del PNRR riguardanti la transizione digitale del mondo dell’Istruzione. Il cuore è oltre l’ostacolo o perlomeno stiamo accuratamente misurando le distanze per permettergli di compiere il balzo: ma perché siamo diventati improvvisamente così disposti a sperimentare i videogiochi nella didattica? Come mai li consideriamo così efficaci? Sarà colpa (o merito) del lockdown anche questa volta? Proviamo a capire meglio.
C’è gioco e gioco
Certamente la condizione della didattica digitale integrata ha favorito un largo impiego di piattaforme e strumenti che ancora oggi utilizziamo per ibridare le pratiche consolidate della nostra didattica. Non solo, l’uso di queste risorse ci ha resi più consapevoli ed esigenti. Con il tempo abbiamo compreso che non tutti gli strumenti sono uguali e hanno il medesimo impatto sull’apprendimento: soltanto alcuni videogiochi, nati essenzialmente per dilettare i loro utenti nel tempo libero, sono così versatili da poter essere utilizzati nella didattica con efficacia.
Come fare a sceglierli quindi? Nel 2016 alcune università americane hanno contribuito attraverso un’interessante ricerca a definire i cinque vantaggi fondamentali che il gioco può portare ai percorsi di apprendimento: credo possano essere considerati a pieno titolo degli indicatori. La presenza di ciascuno di essi è certamente condizione favore alla maturazione di competenze. Leggiamoli insieme.
- Contestualizzazione in scenari: la simulazione della realtà permette certamente di “agire in situazione”, cioè di poter applicare abilità e conoscenze a casi che trovano la loro dimensione concreta nella verosimiglianza e accuratezza della simulazione.
- Problem solving e motivazione: i giochi di più grande successo sanno premiare chi sa risolvere problemi più o meno complessi facendo evolvere la trama, utilizzando al meglio le risorse disponibili. La voglia di giocare (e di imparare) viene alimentata da questo processo.
- Personalizzazione degli obiettivi: imparare giocando significa trovare la propria strategia e costruire un percorso unico.
- Cooperazione: giocare da soli è poco divertente. Per simulare al meglio situazioni realistiche che rendano più “seria” la pratica ludica è meglio costruire alleanze, trovare partner e compagni di avventura che possano sostenere le nostre azioni e contribuire al nostro successo.
- Valutazione e autovalutazione: capire come sta andando il gioco è importante per fare il punto della situazione. Una sessione di successo può passare attraverso situazioni critiche che vengono risolte soltanto cercando di migliorare prestazioni e strategie introdotte. Insomma, è importante ragionare su “come sta andando”
Cosa c’entra il disegno?
Molti videogiochi hanno certamente attinto a piene mani dal mondo delle proiezioni, delle trasformazioni geometriche, della rappresentazione nello spazio cartesiano e avuto un forte impatto sullo sviluppo delle abilità visuospaziali di intere generazioni. E non è neppure una cosa così strana: esattamente come il disegno, i videogame favoriscono un forte sviluppo della coordinazione occhio mano e inducono il miglioramento di riflessi e motricità fine.
Non è l’unico aspetto comune, se consultiamo i nostri cinque indicatori. Disegno e gioco sono più efficaci se si legano a situazioni reali o realistiche, se intrecciano strategie e progettualità (anche collettive) e possono stimolare processi di autovalutazione. Esistono quindi margini per un possibile scambio virtuoso che possono essere esplorati: specialmente nella fascia d’età che comprende la scuola secondaria di primo grado. Volete qualche idea? Seguite il blog nei prossimi mesi…
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