Una importante lezione di educazione civica
Il concetto di lavoro ha da sempre un ruolo speciale nell’insegnamento della Tecnologia. Il termine al centro della nostra mappa deriva dal latino e significa “fatica”: quando lavoriamo svolgiamo un mestiere o una professione attraverso cui applichiamo le nostre conoscenze intellettuali o pratiche per produrre oggetti o fare cose utili a soddisfare bisogni collettivi in cambio di una ricompensa. Se questa ricompensa risulterà adeguata permetterà a chi svolge il lavoro di vivere dignitosamente e di poter utilizzare i propri guadagni per soddisfare i propri bisogni.
Se tutto ciò non avviene il lavoratore si troverà in situazione di povertà: i guadagni derivanti dal proprio lavoro non saranno in grado di sostenere uno stile di vita dignitoso e determineranno una situazione di disagio e sofferenza. L’accesso a un lavoro dignitoso che consenta il pieno sviluppo e il benessere dell’individuo è questione richiamata, oltre che dall’Agenda 2030, da molte carte costituzionali, fra cui quella italiana. Sarà quindi importante promuovere politiche orientate allo sviluppo, che supportino le attività produttive e la creazione di posti di lavoro dignitosi, ma anche azioni di sostegno al reddito.
Rappresentare il lavoro: ieri, oggi e domani
Il rapporto fra lavoro e dignità degli esseri umani ha una radice antica ed è stato raccontato in letteratura (per esempio da Dickens), ma anche da moltissimi artisti ottocenteschi che hanno saputo rappresentare le condizioni dei lavoratori e la lotta per sancire alcuni diritti fondamentali: il caso più celebre è certamente Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo (nell’immagine sotto).
La profondità storica di questi temi permette però di approfondire specialmente il Novecento, toccando questioni diverse come la crescita urbana, il boom economico, le ricadute della catena di montaggio e l’evoluzione dei settori dell’economia, ma anche della condizione dei lavoratori nel corso del tempo. Interessanti approfondimenti potrebbero certamente coinvolgere alcuni settori come lo sport e la musica, dove il rapporto fra dilettantismo e professionismo offre importanti spunti di approfondimento.
Il tempo della Quarta Rivoluzione industriale sta facendo però cambiare molto rapidamente le cose ancora una volta. Qualche anno fa al World Economic Forum di Davos, un importante convegno internazionale, si è stimato che “Il 65% dei mestieri del prossimo futuro non è ancora stato inventato”. Siamo in grado di dire qualcosa in più su quali occupazioni riguarderanno le generazioni che sono oggi sui banchi di scuola?
Curiosità e ricerca
Possiamo per esempio certamente affermare che alcuni fra i lavori più richiesti nel prossimo futuro avranno a che fare con la curiosità e la ricerca: la pratica del crowdfunding, cioè la capacità di mettere insieme risorse dal basso è già uno dei processi chiave per avviare investimenti e nuove attività imprenditoriali (start-up). Essere in grado di costruire proposte che sappiano accumulare capitali da investire attivando l’interesse di tanti piccoli investitori e agganciare a questi richieste di finanziamenti pubblici tramite bandi appositi sarà una chiave importante per fare impresa domani.
Molto apprezzata dal mercato sarà anche la capacità di cercare dati: informazioni legate ai consumi o alle abitudini da affidare ai data scientist e agli esperti di marketing per capire in anticipo l’orientamento del mercato.
Certamente apprezzata sarà anche la capacità di scovare le giuste competenze per costruire nuovi progetti: il tema della selezione delle risorse umane e di come attivarle avrà una grande spinta in avanti specialmente in scenari di smartworking e di evoluzione del tradizionale lavoro d’ufficio. Insomma: l’Italo Calvino del futuro ci racconterà le avventure di personaggi molto diversi da Marcovaldo, ma certamente non meno divertenti e alle prese con i problemi quotidiani del loro tempo
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