Il blog “Per Diventare Curiosi” è diventato da tempo un modo per chiarirmi le idee. Quelle che ti girano in testa quando sei un insegnante che non vive e lavora nella stessa città e per raggiungere il lavoro deve spostarsi in auto o con un mezzo. Nella mia mente, in quelle fasi di tempo sospeso, specialmente al rientro nel primo pomeriggio, è spesso tutto molto confuso. Si sovrappongono pensieri ancora legati al lavoro a scuola con idee che hanno a che fare con il proprio quotidiano, la sfera domestica, le attività della famiglia. Tutto si mescola insieme e avere uno spazio per scrivere serve molto spesso a trovare il giusto posto per ogni idea. Oppure a scoprire che alcune di esse trovano intrecci inaspettati quanto interessanti.
È esattamente quanto mi è successo con l’esperienza de “Il Parco della Lentezza” che ho vissuto nell’ultimo anno e che mi ha coinvolto come genitore, ma che credo potrebbe diventare una buona pratica facilmente applicabile a molte realtà scolastiche in un’ottica di service learning.
Nell’intervento riguardante la terza ora di Tecnologia ho riflettuto su come negli ultimi dieci anni diverse proposte di ampliamento della didattica laboratoriale abbiano dilatato gli orizzonti disciplinari e posto concretamente il problema del tempo a disposizione. Credo che questo tempo o parte di esso potrà essere trovato in iniziative simili al Piano Scuola, se gli stanziamenti che lo hanno reso possibile diventeranno strutturali. Perché allora non trasformare queste progettualità in veri e propri ponti fra la scuola e il territorio?
Il Service Learning è un approccio pedagogico che prevede la costruzione di percorsi di apprendimento attraverso occasioni concrete, che riguardano da vicino la propria comunità. La scuola mette a disposizione tempo, partecipazione attiva alla cittadinanza, creatività. Gli enti offrono problemi di progetto da risolvere. Occasioni, situazioni, spazi rimossi che altrimenti non troverebbero le cure necessarie per diventare “qualcosa”.
La ludoteca “La casa sull’albero”, che frequento da sempre con la mia famiglia, ha avuto una di queste occasioni: vista la difficoltà di utilizzare gli spazi al chiuso a causa della pandemia, il Comune di Savigliano ha permesso a Luisa Colapinto e Andrea Silvestro, educatori della cooperativa “Proposta 80”che gestiscono il servizio per il Conzorzio Monviso Solidale, di utilizzare uno spazio di proprietà pubblica vicino alla struttura per svolgere attività all’aperto.
Chiacchierando con loro in un pomeriggio di settembre nasce l’idea di costruire degli elementi ludici per allestire lo spazio utilizzando materiali di recupero. Il primo passo è quello di trovare oggetti, semilavorati e carabattole di ogni genere per costituire una sorta di giacimento iniziale. Grazie a qualche annuncio sui social network e un paio di telefonate strategiche, in capo a qualche settimana iniziamo a stoccare le nostre preziose risorse (canne di bambù, copertoni, avvolgibili rotte, pallet, tessuti, corde, vernici, barattoli… ) in quello che poi diventerà il sito del parco.
Io mi assumo il compito di realizzare schede di montaggio con cui assemblare i singoli elementi che vengono realizzati nei giorni di apertura da adulti e bambini che frequentano la Ludoteca (noi compresi). Grazie alla collaborazione di educatori, famiglie e del centro diurno “Eta Beta” il lavoro prende forma e il parco si anima. Dal basso, davvero: senza eccessi di retorica. In pochi mesi nascono capanne, percorsi, altalene, decorazioni, luoghi per la merenda e le chiacchiere.
L’ultima novità è la presenza di un orto didattico di comunità che è stato battezzato “SOrto” proprio perché è spuntato come una piantina: spontaneamente, ma al momento giusto. Dopo aver preparato ed annaffiato un “terreno” in cui si sono seminate tante buone idee. Del parco e dell’orto si prende oggi cura la comunità di genitori e bambini che ha contribuito a crearli: un gruppo di persone che nel corso dell’anno è cresciuto maturando un’esperienza autentica di partecipazione e cittadinanza che certamente potrà aprirsi a nuove esperienze di progettualità coinvolgendo scuole del territorio. Oppure essere replicata altrove, come attività che porti la scuola ad aprirsi realmente al territorio con percorsi formativi che possono trovare spazio dentro, ma soprattutto fuori dalle aule.
Foto: Luisa Colapinto e Andrea Delpiano